Degno compendio della decorazione figurata del santuario non poteva essere che l’incoronazione della Vergine raffigurata sull’intradosso della cupola. Il dipinto è attribuito a Bernardino Galliari (1707-1794), mem bro della gloriosa famiglia di scenografi, autori di tanti allestimenti barocchi per palazzi, ville, teatri e chiese d’Italia e d’Europa. Verso la metà del Settecento, Bernardino divenne pittore figurista del Teatro Regio Ducale di Milano (l’antenato della Scala), ma nel 1748, con il fratello Fabrizio, accettò la nomina a scenografo presso il Teatro Regio di Torino. Quattro anni dopo, nel 1752, Bernardino fu chiamato a decorare la cupola del santuario della Madonna dei Laghi.
Incoronazione della Vergine.
Grande scenografo, con una finissima sensibilità pittorica, Bernardino diede vita, sul volto della cupola, ad una scena agitatissima. Si vede la mano dell’uomo di mestiere che, nonostante la sacralità del soggetto, è animato da un desiderio di spettacolarità teatrale.
Il fondo azzurro del cielo è dominato da una nube candida abitata da una schiera di Angeli e Cherubini che fanno corona a Maria. I più offrono ghirlande di fiori, tutti con le ampie ali sembrano squassare e voler dissolvere il fragile supporto. Al colmo della composizione, le figure del Padre e di Gesù (riconoscibile quest’ultimo dalla croce appoggiata alla spalla) reggono la corona che deve essere posata sul capo di Maria. Ed è lei il soggetto principale, il punto focale dove si orientano i gesti e gli sguardi. È inginocchiata e con la mano tesa, sembra accogliere gli omaggi della turba angelica. Dal colmo della composizione si snoda una corona di angeli che accoglie un’ulteriore giostra di teste alate di cherubini e, al centro, campeggia la figura raggiata di una colomba, simbolo dello Spirito Santo.
Per la composizione il Galliari si rifà ai classici modelli rocaille di una cultura iconografica che, tra il sacro e il profano, ha invaso l’Europa tutta.
Le figure non sono rifinite, il colore è stato steso a chiazze che acquistano senso grazie alla distanza dal fedele. L’esecuzione è stata, in parte, condizionata dal supporto, che è inusitato: si tratta di cartone inchiodato sull’intonaco, fragile come una quinta teatrale. Si può ipotizzare che la soluzione non sia da considerare un ripiego posticcio all’impossibilità di ottenere dal Galliari un affresco in piena regola, ma una scelta in ossequio alla povertà praticata dai Cappuccini. Il supporto effimero, che offriva il vantaggio di una celere messa in opera, fu messo in opera in occasione della seconda incoronazione dell’immagine dell’Annunziata, celebrata il 30 aprile del 1752 e il soggetto del dipinto, un’incoronazione appunto, avvalla questa lettura dei fatti.