Introduzione
Tutto parte dalla devozione popolare alla Madonna del Latte, dipinta su un pilone accanto alla strada, presso il quale l’anno 1360 si reca Bona di Borbone, moglie di Amedeo VI, il Conte Verde, per domandare con fede alla Vergine il dono della maternità facendone un voto. Otterrà il dono con la nascita del figlio, Amedeo VII, il Conte Rosso proprio qui ad Avigliana. Inizia così la storia ufficiale di questa devozione mariana, e questa storia si fa visibile e concreta attraverso la costruzione prima di una cappella e poi, l’anno 1622,di una chiesa dedicata all’Annunciazione, che sarà oggetto di particolari attenzioni da parte dei membri del Ducato di Savoia.
Dal 1892, per varie vicende storiche, santuario e convento sono passati ai figli di don Bosco, impegnati a non perdere nulla della storia e della spiritualità, offrendo la possibilità di sosta, di riflessione e di interiorità. L’inserimento del santuario nel contesto naturale dei laghi e dei monti offre ulteriormente, come cornice di bellezza e di incanto, un profondo senso di armonia e di pace. Lo scorrere queste pagine possa aiutare i visitatori, offrendo possibilità di meraviglia e richiamo alla bellezza globale, che trova nel Creatore la sua fonte; “la bellezza salverà il mondo” (E Dostoevskij) e S. Francesco ci dice il perché: “nel bello delle creature vedo il Bellissimo”.
AI GIORNI NOSTRI
L’ATTUALE COMPLESSO
L’origine del Santuario
L’origine del santuario della Madonna dei Laghi di Avigliana è da ricondurre alla devozione per l’antica immagine della Madonna del Latte affrescata su un pilone posto a lato della via che toccando il lago Grande conduceva da Avigliana a Giaveno.
Le spose incinte o che allattavano, e quelle che, pur desiderandoli, non potevano avere figli pregavano e facevano voti alla tenera immagine domestica nella certezza di essere esaudite, perché, come si credeva, una madre non può non esaudire una sposa che desidera vivere le gioie della maternità si rivolgevano alla Madonna del Latte anche le balie che dall’allattamento di figli non loro, traevano il necessario per mantenere la propria famiglia. La tradizione vuole che davanti a questo pilone pregasse Bona di Borbone, sposa di Amedeo VI, il Conte Verde, e facesse voto per avere un figlio e che sia stata esaudita trova conferma nella continua attenzione dei Savoia per quello che diverrà il santuario della Madonna dei Laghi.
Si fa risalire questo fatto al 1360, quando la principessa sabauda ebbe effettivamente la gioia della maternità e nello stesso castello di Avigliana diede alla luce quello che diverrà Amedeo VII il Conte Rosso.
1626
EX VOTO
L’immagine antica
Quando l’anonimo affreschista dipingeva sulla povera parete del pilone in riva al lago Grande di Avigliana una Madonna del latte, partecipava, forse inconsapevolmente, ad uno dei modi più tradizionali di rappre sentare Maria e il piccolo Gesù. L’immagine esprimeva significati che si rifacevano a figure desunte dall’antico testamento, alla terra promessa dove scorreva latte e miele ed al vangelo di Luca: “Una donna alzò la voce in mezzo alla folla e disse: Beato il grembo che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte! Ma Gesù disse: ‘Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano” (Luca 11,27).
Le prime raffigurazioni della Madre di Dio nutrice sono state prodotte in ambito africano, presso la Chiesa Copta. Successivamente il motivo fu ripreso dalla Cristianità d’Oriente e a partire dal secolo XIV l’immagine di Maria Lactans si diffuse anche in Occidente. Maria che offre il seno al Bambino diventò uno dei motivi prediletti dell’iconografia mariana, dal Nord al Sud dell’Europa. La teologia era surrogata da un gesto, il più naturale del mondo, che veicolava, per le persone digiune di scienze religiose, il significato di una profonda relazione tra il Figlio e la Madre: la maternità di Maria era così rappresentata nella sua accezione più diretta e parlante.
MADONNA DEL LATTE
ANTICA IMMAGINE
La costruzione del nuovo santuario
Anche se i preparativi per la costruzione della nuova chiesa risalgono al 1619, con la fornitura di centomila mattoni da parte del fornaciaio mastro Bochetto di Netro, si mise mano alla fabbrica sacra unitamente ai lavori per il nuovo convento, che avrebbe dovuto ospitare la nuova comunità di frati cappuccini. L’impresa inizio con la sottoscrizione di una convenzione, firmata il 14 novembre 1622, con il capomastro luganese Bartolomeo De Jacobis (di Giacomo) che, a quel tempo, era attivo con la sua équipe a Giaveno per il castello del Cardinale Maurizio di Savoia. Il disegno della chiesa fu preparato dell’architetto ducale, pure esso luganese, Nicola Ramelli. Dell’antico edificio si conservò unicamente il presbiterio (con il pilone dell’immagine miracolosa, coperto dal polittico donato da Carlo Emanuele I) dietro il quale si realizzò un coro ad uso dei cappuccini. I lavori si protrassero per i due decenni successivi, fino al 1643, quando l’edificio sacro fu consacrato.
L’onere della fabbrica era stato in parte sostenuto dai duchi di Savoia; inizialmente da Carlo Emanuele I e dalla moglie Caterina d’Asburgo e successivamente da Vittorio Amedeo I e dalla consorte Madama Reale, Cristina di Francia.