Il tema dell’Arcangelo Michele che sconfigge Lucifero era caro al pittore Antonio Maria Viani. Nei sei anni di permanenza a Monaco di Baviera aveva avuto agio di ammirare un’opera di analogo soggetto, dovuta al pennello del pittore Christoph Schwarz (1545-1592) e collocata sull’altare maggiore della chiesa di San Michele; per quella stessa chiesa il giovane pittore italiano aveva preparato alcuni dipinti. Il Viani era nato a Cremona verso il 1550, ed era stato allievo di Giulio Campi. Nel 1586 si trasferì a Monaco di Baviera dove lavorò intensamente anche per i Gesuiti. Dopo il suo ritorno in Italia nel 1592, chiamato da Vincenzo I Gonzaga si stabilì a Mantova Prefetto delle fabbriche ducali dal 1595, si dedicò a molteplici attività artistiche: pittore, architetto urbanista, consigliere culturale. Morì a Mantova nel 1635.
In trent’anni di attività nella capitale dei Gonzaga affrontò per ben cinque volte il tema della sconfitta di Lucifero. Il primo dipinto con tale soggetto lo realizzò per la chiesa mantovana di Santa’Agnese (la tela attualmente è a Palazzo Ducale).
Una tela di analoga iconografia è conservata nelle raccolte d’arte dell’Istituto Bancario San Paolo di Torino. Altre due opere simili le approntò per il Piemonte: una per la chiesa dell’abbazia di San Michele della Chiusa e la seconda, la nostra, per il santuario della Madonna dei Laghi; entrambe furono donate dal cardinale Maurizio di Savoia, anche se in momenti diversi.
San Michele arcangelo
La struttura del dipinto di Avigliana (come, d’altra parte, quella di tutti gli analoghi dipinti) si avvicina a quella di Monaco: Lucifero e i suoi gregari, sono schiacciati nella parte inferiore del quadro. Al centro giganteggia la figura di Michele, assistito da due figure angeliche armate: l’arcangelo, con una lancia appuntita, trafigge l’avversario.
Al suo trionfo partecipa un coro di angeli disposti a corona sulle nubi del cielo. Il vertice della composizione non è più occupato, come nella tela di Monaco, dall’Eterno Padre, ma da una luce sfolgorante che surroga la Divinità e sottolinea l’origine della forza dell’arcangelo.
La figura eroica di Michele è tutta movimento, le ali sono aperte a sostenere la lotta e le vesti svolazzano in cerchio quasi a formare un’aureola, la corazza e l’elmo piumato rispondono ad un preciso modello iconografico
La diffusione delle rappresentazioni dell’arcangelo che sconfigge Satana non rispondeva a semplici esigenze devozionali: dopo il concilio di Trento, una radicata tradizione spirituale vedeva in Michele il protettore della Chiesa di Dio, l’immagine del bene che contrasta e sconfigge il male.