Si riporta di seguito la lettera dell’Ispettore del Piemonte e Valle d’Aosta don Leonardo Mancini per il mese di marzo con gli auguri di Pasqua.
A confratelli e laici corresponsabili di
Piemonte, Valle d’Aosta e Lituania
Carissimi/e,
un saluto cordiale a tutti voi.
Siamo prossimi alla festa di Pasqua; la liturgia in questi giorni ci sta facendo ripercorrere le vicende della vita di Gesù relative alla sua Passione, Morte e Risurrezione. E noi siamo invitati a maturare la convinzione che quanto viene raccontato ci riguarda direttamente; riguarda la mente, il cuore, le mani; riguarda ogni meandro fisico e spirituale della nostra vita.
E non solo perché questo tempo di pandemia è per tanti versi – specialmente per alcuni, giovani compresi – un tempo di “passione”, ma perché la nostra vita è chiamata a diventare “una” con la vita di Gesù; è chiamata a scoprire nel volto di Gesù le fattezze del proprio volto; è chiamata, immedesimandosi in Lui, a portare alla luce il codice attraverso cui decifrare il mistero che si porta dentro e che le può permettere di “rinascere dall’alto”.
Questa operazione interiore di condivisione della vita di Gesù è possibile se percorriamo i suoi sentieri, e lo seguiamo anche nella sua Passione, Morte e Risurrezione, disponibili a morire e risorgere misticamente con Lui.
Ma siamo già stati battezzati – dirà giustamente qualcuno – ; il passaggio dalla morte alla risurrezione lo abbiamo vissuto in quel sacramento misterioso e bellissimo, ricevuto presumibilmente quando eravamo in braccio a nostra mamma. Vero, ma il Battesimo è seme, più che frutto; innesca un processo, abilita a compierlo… ma attende la nostra risposta, l’adesione del cuore.
Seguire Gesù, immedesimarsi sempre più con Lui; lasciare che Lui entri in noi, perché noi entriamo in Lui; e ricevere così il dono gratuito e impagabile della vita nuova… rinascere nuovi: questi sono alcuni aspetti fondamentali del progetto di vita al quale siamo invitati dalla celebrazione del Mistero Pasquale.
Nel presentare a ottobre scorso la necessità di un Patto Educativo Globale ci è stato ricordato come sia necessario – per educare integralmente i ragazzi – sanare alcune fratture che il nostro tempo si porta dentro: una di queste fratture è quella tra educazione e trascendenza. Cito da una conferenza sul tema di Mons. Vincenzo Zani, Segretario per la Congregazione per l’Educazione Cattolica: Se è vero che l’uomo non è limitato al solo orizzonte temporale ma, vivendo nella storia, conserva integralmente la sua vocazione eterna, allora l’educazione è introdurre i ragazzi e i giovani nella realtà totale, di cui una dimensione fondamentale è l’apertura al trascendente, apertura che rende possibile dischiudersi alla speranza. Per sanare questa frattura verticale tra l’uomo e l’assoluto, è necessario avere come punto di riferimento un’antropologia “integrale” e allo stesso tempo “concreta” che permetta alla persona umana di guardare oltre, di dilatare gli orizzonti della ragione e del cuore.
Vuol dire che ragazzi e giovani (come noi) per raggiungere pienezza di vita e di gioia hanno bisogno di indagare e scoprire il mistero che li abita; e solo in Cristo questa scoperta è veramente possibile; scriveva Don Bosco nella cosiddetta “Circolare sui castighi”:
Ricordatevi che l’educazione è cosa del cuore, e che Dio solo ne è padrone, e noi non potremo riuscire a cosa alcuna, se Dio non ce ne insegna l’arte, e non ce ne mette in mano le chiavi. Invece spesso constatiamo che molti giovani – ma forse ogni tanto anche noi – ritengono che la vita piena e la gioia abitino presso indirizzi lontani dalla fede cristiana; o che vita e gioia non siano motivate ad interrogare il Vangelo per rigenerarsi o implementarsi. Alla frattura tra educazione e trascendenza si aggiunge oggi un’altra frattura che come educatori certamente non stiamo ignorando: la frattura educativa, provocata dall’emergenza sanitaria. Cosı̀ si esprimeva il Cardinal Bassetti all’ultimo Consiglio permanente della CEI, il 22 marzo scorso: In una situazione oggettivamente inedita e complicata, ci è chiesto di continuare a coltivare un rapporto educativo capace di relazione, prossimità, ascolto, attenzione, supporto, fiducia. È un atto di responsabilità nei confronti della nuove generazioni; è un atto cruciale di speranza.
Facendo sintesi.
Da credenti, la Pasqua è per noi uno scrigno pieno di tesori unici, irripetibili, straordinari; la cui chiave si trova solo se accettiamo di seguire Gesù , di lasciarlo entrare in noi e noi di entrare in Lui, di morire e rinascere con Lui, di diventare nuovi.
Da educatori, il percorso che possiamo desiderare e proporre ai ragazzi – per quel che è possibile – è lo stesso: siamo invitati a riavvicinare – per loro – la terra con il Cielo, a sanare la frattura tra educazione/vita quotidiana e trascendenza; chiamati ad aiutarli a dilatare gli orizzonti della ragione e del cuore; ricordargli che la chiave per entrare nel loro cuore e per “accendere” la loro maturazione è custodita nel mistero di un Dio crocifisso e risorto; e che solo immergendosi in quel mistero si comprende in pienezza il nostro personale mistero. E sappiamo che quando non ci stanchiamo di coltivare un rapporto educativo capace di relazione, prossimità, ascolto… il cuore dei giovani respira meglio, ed in loro si accende la speranza!
So che questo è l’impegno quotidiano di tutti voi, carissimi confratelli e laici corresponsabili, operanti a diverso titolo nell’educazione e nell’evangelizzazione. So bene che questo impegno da oltre un anno viene messo duramente alla prova dall’attuale emergenza sanitaria. Ma so anche che tale impegno è veramente fecondo, e sta costruendo futuro per la Chiesa e la società . Io non posso che ringraziarvi per il servizio che svolgete; ma desidero
nel contempo incoraggiarvi, sostenuto dal messaggio della Pasqua. La Pasqua ribadisce con forza che la vittoria di Gesù sulla morte e sul peccato dona vita in abbondanza! Se continuiamo a metterci umilmente e fiduciosamente alla sequela del Risorto, Lui viene ad abitare in noi, dentro la nostra vita, dentro la nostra storia; e viene ad abitare nei giovani, dentro la loro vita, dentro la loro storia. E la vita nuova del Risorto, rende possibile a ciascuno di noi, come ai ragazzi, di diventare nuovi!
Con l’impegno di ricordare nella nostra preghiera e di farci prossimi a quanti oggi si trovano in condizioni di sofferenza fisica e spirituale, ma anche ulteriormente spronati dalle parole pronunciate da Don Bosco all’Arcadia nel Venerdı̀ Santo del 1876 (MB XII 641): Egli solo colla sua Passione e Morte ci ha fatti figli di Dio, suoi fratelli, membri dello stesso suo Corpo, eredi dei medesimi tesori del Cielo,
vi auguro di cuore una serena e santa Pasqua di Risurrezione
Con grande affetto in Don Bosco
Don Leonardo Mancini